È trascorso un anno dal nostro primo incontro, mia cara.
Quante ne abbiamo passate insieme o meglio…quante ne hai dovute subire a causa mia. Tu, la mia prima vera bici.
Una primavera trascorsa a stupirmi dei miei lenti ma costanti progressi, un’estate intensa a soffrire insieme in quella settimana di metà agosto sulle strade caldissima della provenza…e ogni sera, al calar del sole via verso una nuova meta, quante volte ti ho smontata e rimontata per salire insieme sulla macchina alla ricerca di nuove strade, nuovi percorse, altre emozioni.
E poi è giunto l’autunno, i mesi della soddisfazione vera, il periodo in cui mi sono sentita una vera ciclista, con un po’ di km nelle gambe e tu sempre lì con me nelle salite in cui non pensavo di farcela. Tu mio capro espiatorio, ogni volta in cui non riuscivo a vincere un ostacolo ed eri sempre tu a prenderti la colpa.
Neppure l’inverno piemontese è riuscito a dividerci, io un po’ più vestita e probabilmente più pesante, con quella divisa scelta apposta perchè si abbinasse bene con i tuoi colori, quanta cura ho avuto per te: quando ti sistemavo, lavavo e profumavo tutta, un po’ meno quando non ti evitavo neppure una buca o un tombino… Ogni tanto ti ho anche degradata quando, passeggiando per la Promenade des Anglais, ti usavo come fossi una bici da passeggio.
Dopo un anno sono diventata una piccola ciclista. Non considerare un atto di egoismo il fatto che io adesso ti abbandoni, sono cresciuta e necessito di una bici un po’ più da grandi. Il mio è un atto di altruismo perchè desidero che altre ragazze possano pedalare insieme a te e che possano ricevere lo stesso dono che hai fatto a me.
La passione, la passione per il ciclismo, che non è soltanto uno sport ma la scelta di vivere dei momenti che come nient’altro ti rendono libera.