L’Appuntamento // The Appointment

C’è una cosa che mi ha sempre colpito del ciclismo. L’altruismo.

Chiunque, almeno una volta nella propria vita, si sarà imbattuto in un momento di egoismo e avrà evitato di regalare un po’ di solidarietà e di gentilezza a qualcun altro. Queste due parole – solidarietà e gentilezza – si ritrovano invece sempre tra i praticanti di questo sport.

Nel ciclismo amatoriale l’egoismo non è contemplato. E come in una favola, esiste solo l’altruismo.

E la cosa più incredibile è che questo atteggiamento sempre più raro lo si trovi tra perfetti sconosciuti. Che tu sia della mia stessa città o che tu venga da qualsiasi altra parte del mondo.

Insomma, una comunità di persone sconosciute ma che sembrano conoscersi da sempre nel momento del bisogno e che dedicano parte del loro tempo in sella, a te.

Se poi ti capita di incontrare persone originarie di luoghi da te visitati e dei quali hai ricordi indelebili, lo stupore è doppio. E l’incontro casuale diventa un Appuntamento, mai concordato su un Outlook o Whatsapp, ma preciso e puntuale come non mai.

Questa è una cosa che ritrovo fin da quando ho iniziato a pedalare ma mai come nelle nostre ultime avventure ho avuto il piacere di conoscere ciclisti che faranno parte dei miei ricordi.

Persone come Willy, belga e di anni 70. Esattamente come Eddy Merckx, precisa subito dopo essersi presentato.

Lo incontriamo ad Apt, piccolo paese francese dal quale siamo partiti per il nostro Tour del Luberon. Parliamo di ciclismo, del Belgio, del Giro delle Fiandre e del relativo museo . E senza chiedergli nulla, decide di accompagnarci per qualche km per essere certo che prendessimo la strada corretta.

Oppure come Claude, francese di Menton e di anni 60. Incontrato lungo le strade nell’entroterra francese, oltre ad averci raccontato aneddoti legati al ciclismo occorsi sulle famose scalate attraversate dal Tour de France, decide di variare il suo giro e di seguirci nella strada corretta che avrebbe portato al Col de La Madone, lasciandoci al grido di “Bon Courage”!

Abbiamo incontrato molti altri ciclisti nel mese di agosto, che fossero soli o in gruppo, italiani e stranieri, e con tutti ci siamo conosciuti, confrontati su strade o parlato del più e del meno, e con qualcuno abbiamo preso un caffè. Merito della ferie? Oppure della fatica e del sudore condiviso? Forse no. Forse è solo merito della passione per il ciclismo.

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In the cycling world, there is one thing in particular which has always struck me. Altruism.

Everyone, at least in one occasion in his or her lifetime, has faced a selfish moment in which he or she has avoided to offer his solidarity and kindness to someone else. However, these two words – solidarity and kindness – are always present among cyclists.

In amateur cycling selfishness does not exist. Like in a fairy tale, there is only space for altruism.

The most unbelievable thing is that this behaviour, which is harder and harder to find in our daily lives outside of cycling, naturally appears between perfect strangers in the world of cycling. Irrespective of whether you come from my hometown or from any other part of the world.

A simple community of outsiders who act as if long-lost friends when it comes to helping each other, dedicating part of their riding time to other cyclists.

Then, if you happen to meet people from places you have visited or from which you have incredible memories, your amazement doubles. A fortuitous encounter turns into an almost deliberate meeting, one that was never planned with Outlook or WhatsApp, but one which remains as relevant and prompt as any other.

This is something I have always felt from the very beginning when I started riding. But I have never had the chance to meet as many cyclists, who I am not likely to forget, as in our latest escapades.

PPeople like Willy, 70 years old from Belgium. Just like Eddy Merckx, as he is quick to point out when introducing himself.

We met him in Apt,, small French village from where we started our Tour of Luberon. We talked about cycling, about Belgium, about the Tour of Flanders and its related museum. Without us asking for his help, Willy decided to ride with us for a while, just to make sure we were going to the right direction.

There is Claude as well, 60 years old from Menton, French Riviera. We met him in the French Riviera countryside. He told us about stories about cycling that happened on the famous climbs of the Tour de France, but he also decided to change his route and to join us for a few kilometres until we reached the bottom of the Col de La Madone, leaving us to go on our way with a warm “Bon courage”!

We met a lot of other cyclists over the course of the month of August, riding alone or in  groups, Italians and foreigners; and we talked with all of them, we shared information about cycling and the most beautiful roads to ride, or just chatted. With some of them we even shared a cup of coffee. Was it just because we were on holiday? Or maybe because we all needed a coffee after a hard, sweaty bike ride? In the end, it probably had nothing to do with that, more likely it was just thanks to our shared passion for cycling

Translation by Rémi Blanchin

 

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