Mai avrei pensato di poter scalare il Col de Vence (Costa Azzurra, dipartimento Alpes-Maritimes) il 30 di dicembre, lo stupore è raddoppiato dal poterlo affrontare con il pantaloncino corto e con 18 gradi centigradi. Da buon torinese sono abituato all’inverno umido e freddo e dalle mie parti non ci si può permettere di fare grandi scalate, un po’ per l’asfalto viscido ma soprattutto per l’aria fredda che si prende in discesa, e un mio recente raffreddore lo dimostra.
Inaspettatamente quindi, un po’ per quest’inverno particolarmente caldo e un po’ perché siamo in Costa Azzurra, durante le feste natalizie ho scalato questo colle non una ma due volte. Il Col de Vence è famoso non solo per essere una tappa del Tour de France ma anche per gli strani avvistamenti ufologici registrati negli anni.
Con queste premesse (e anche un po’ di timore), ho scalato i 19 km che dal livello del mare portano fino ai 963 mt della cima. La partenza è da Cagnes sur Mer, a pochi km da Nizza, ma la vera salita di 9 km, quella più tosta, inizia appena si supera il vecchio borgo di Vence, all’altezza della fontana, quasi un avvertimento che ci permette di rifornirci prima della scalata.
Ed è proprio di questa che vi racconterò.
Questo giro vi offrirà la possibilità di fare una breve sosta per un caffè a San Paul de Vence oppure a Vence, due magnifici e caratteristici borghi assolutamente da visitare (in particolare San Paul de Vence dove però consiglio di ritornare senza bici a seguito…merita una sosta ben più lunga di un caffè).
La strada, fino alla cima, è una 2 corsie inserita in una vallata molto aperta. Poco traffico e con una bella vista sulla Costa Azzurra, in particolare su Nizza.
Inoltre è completamente esposta al sole. Non ci sono alberi a regalarvi un po’ di ombra, dunque meglio evitare i mesi estivi o comunque le ore più calde.
Proprio per la sua pendenza costante tra il 5, 6 e 7% e per la sua assenza di traffico, questa è una scalata davvero piacevole, non così dura da togliervi le forze e ideale per apprezzare la vista sottostante o per perdervi nei vostri pensieri.
Mi piace quando posso pedalare e dedicare quei momenti a me stesso, alle mie idee, isolarmi dall’ambiente circostante, senza lo stress delle auto a distrarmi.
La seconda volta che ho affrontato questa strada, sapendo il ritmo da mantenere e avendo ormai dei riferimenti, mi è dispiaciuto vedere l’ultimo tornante destro, punto dal quale mancano solo più pochi centinaia di metri al termine. Ero dispiaciuto, un po’ perché avrei voluto pedalare ancora un po’ di km in quel contesto magnifico, un po’ perché significava che avrei dovuto girare la bici e ritornare nella mia fredda Torino, scordandomi , per ancora qualche mese, di poter pedalare con il mio pantaloncino corto.