Col de la Bonette

Col de la Bonette – la strada asfaltata più alta d’Europa a 2.802 mt.

Attendevo con trepidazione le vacanze estive in Costa Azzurra…non tanto per il mare, ma per la possibilità di andare a scalare questa montagna. Già, perchè da Nizza sono solo circa 90 km nell’interno, in direzione Parco del Mercantour. L’occasione era imperdibile, non avrei avuto molte altre opportunità per scalarla, anche perchè questi passi alpini sono aperti solo da giugno a settembre e…con molta probabilità, se non avessi colto la palla al balzo, avrei dovuto aspettare un altro anno.

Il giorno prima di partire eravamo tutti particolarmente titubanti. Io che avrei dovuto pedalare e Sofia e Fabrizio che mi avrebbero accompagnato in auto fino in cima. Andare a 2.800 mt non è poi cosa di tutti i giorni.

E la strada? Come sarà? E il meteo? Per domani danno 0 gradi al mattino… E se…se… Un sacco di domande e dubbi e una notte non del tutto riposante.

Arriviamo a Saint Étienne de Tinée e tutti ci prepariamo. Io mi vesto e sistemo la bici (per fortuna Sofia ha imparato a montare le ruote), loro si attrezzano per realizzare foto e video della giornata.

25 km di salita, da 1.100 mt a 2.800 mt.

La salita parte morbida, mi dà la possibilità di scaldare i muscoli e i primi km pedalo in un paesaggio boschivo, con il fiume alla mia sinistra e un paesaggio molto chiuso che non lascia intravedere molto.

Ma è dopo qualche km che inizio a godere. Si apre una vallata immensa e la strada, come un serpente di cemento, si sviluppa sinuosa su per la montagna. Poco il traffico, tante marmotte e solo qualche moto ad interrompere un silenzio che, a volte, sembra irreale.

Come nelle gare di tanto in tanto trovo un ristoro, ma non si tratta del solito banchetto con barrette e bevande energetiche, oggi a darmi energia ci sono Sofia e Fabrizio che mi attendono di tanto in tanto per cogliere un espressione del mio viso,  per catturare in un fotogramma la magia del momento.

Vengo assorbito totalmente dall’ambiente circostante. Mi perdo ad osservare l’immensità di quel che mi circonda. Salgo e resto senza fiato, più per lo spettacolo alpino che per la quota.

 

Sono in un’altra dimensione. Penso, guardo, respiro, ascolto. Ritorno sulla Terra solo quando sono obbligato a fermarmi per indossare  l’antivento perchè verso la cima si alza un leggero vento contrario, piacevole dopo tutti i km di fatica ma abbastanza freddo.

 

Manca poco, vedo la cima fatta di roccia e nulla più.

Gli ultimi 500 mt sono particolarmente duri. Il vento contrario aumenta e la pendenza oscilla tra il 13% ed il 14%.

Arrivo in cima e trovo Sofia e Fabrizio, ben coperti, pronti per le foto di rito che non possono mancare. Ci sono anche dei ciclisti tedeschi che stappano bottiglie di vino per festeggiare l’impresa e numerosi motociclisti in arrivo dal versante italiano.

 

Mi cambio e mi copro prima di affrontare tutta la lunga discesa, anche se so già che non andrò molto veloce , perchè quando scendo da queste cime faccio sempre in modo che durino il più possibile. Mi fermo, scatto foto, osservo…insomma ci impiego un pò per tornare a Saint Étienne de Tinée, senza tensione nè rischi.

Anche dopo quest’esperienza ho capito che non posso fare a meno di pedalare in quota. Più salgo e più sono in pace con me stesso. Sta diventando un’ ossessione. Se poi la strada è poco trafficata allora perdo la testa.

Non  l’ho detto a Sofia, ma io, quel giorno, mi sono innamorato di quella certa Bonette.

Ora non mi resta che aspettare un altro anno. Un altro anno di lavoro in questa città caotica per poter rivedere e riabbracciare quella cima così tanto desiderata.

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