Azzurro – Col du Mont Cenis

A Torino, ahimè, non abbiamo il mare. Ma siamo ai piedi delle Alpi e per noi ciclisti, almeno nei mesi caldi, questa è una grande opportunità.

Infiniti i passi alpini italiani e francesi raggiungibili partendo da casa in bici oppure spostandosi in auto e poi partire per le proprie salite. Sestriere, Colle delle Finestre, Galibier, Izoard, solo per citarne alcuni.

Il colle del Moncenisio (2.083 mt) è uno di questi. Un valico alpino delle Alpi Cozie tra l’Italia e la Francia che collega la val di Susa,  con la regione dell’alta Maurienne, compresa nel dipartimento francese della Savoia.

Non è la prima volta che decido di scalarlo, ma è la prima volta che decido di pedalare sulla strada interna, molto meno trafficata, che parte dal paese di Novalesa e si collega alla statale principale a pochi km dal confine francese.

Con le tasche gonfie di cibo, antivento e GoPro, parto da Susa in direzione Novalesa.

7 km di mangia&bevi senza emozioni. Se non un’umidità e un sole che dopo qualche km mi sfiancano… “Se oggi va così, come li faccio tutti quei km di salita fino al lago? Faccio prima a girare la bici e tornare a casa”. Ma mica sono venuto fino a Susa per fare 5 km. Resisto e arrivo a  Novalesa, dove trovo una fontana di acqua bella fresca che mi rigenera.

Qualche casa, la strada che inizia a salire decisa e il panorama, sotto, sempre più emozionante.

Dopo circa mezz’ora arrivo ad un ponte dove un ciclista, a petto nudo, è li a prendere fiato. Il sig. Luigito, 79 anni, che quella strada la conosce bene, mi dice che è dura… ma che lui la fa spesso. Quel giorno forse non fino in cima, dato il caldo asfissiante. Non è il fisico che lo ferma,  è il caldo. Lui di km ne faceva 10/12.000 all’anno fino a qualche anno fa, ora solo più 5.000. A 79 anni, 5.000 km l’anno. Sono sbalordito. Un incontro che sa di magico e al quale penso spesso.

Riparto e dai tornanti successivi guardo sotto per vedere se è ancora lì. Si sbraccia per salutarmi, per augurarmi buona fortuna.

Subito dopo capisco bene cosa voleva dire dicendo “ci sono due o tre pezzi che tirano…”  Non è che tirano, sono rampe di garage, muri, quelle salite che ti verrebbe di scendere dalla bici e mollarla li.

E fino al paese di Moncenisio le cose non sono molto diverse. Pendenze continue alternate a brevi e infami tratti meno duri che subito dopo ti costringono nuovamente a rimetterti in piedi. Certo, il rapporto 53/39 non è sicuramente il più adatto per questo tipo di avventure…ma non ho alternative.

Da Moncenisio sono costretto a riprendere la strada statale, unica via di collegamento per arrivare al lago. Un traffico pazzesco di moto, auto e camper riesce a farmi dimenticare in un attimo il silenzio e il profumo di aria pulita di cui ho goduto fin’ora.

Al termine della statale, un breve rettilineo in piano prima di affrontare le famose “scale”, una serie di tornanti che in pochi metri portano “al piano superiore”. Ogni volta che termino queste “scale” ho sempre l’illusione di vedere il lago (o la diga).

C’è un bar/ristorante italo-francese appena dopo il confine, l’Hotel Gran Scala, un ottimo posto dove fare tappa, mangiare e bere qualcosa, cambiare abbigliamento. L’unico vero rischio di fermarsi qua è quello di essere catturati dal profumo di polenta e salsiccia, spezzatino, arrosti…con conseguenze disastrose.

Ancora qualche km di fatica per arrivare ai 2.083 mt e per godere di una vista unica. Se non ci siete mai stati, allora non potete immaginare il colore del lago. Azzurro che più azzurro non si può, quasi irreale.

Alcuni consigli.

In cima è spesso molto ventilato e la temperatura, anche d’estate, è decisamente più bassa che a valle…portatevi dunque un cambio per la lunga discesa.

Qualsiasi strada decidiate di affrontare, ma soprattutto se passate da Novalesa, meglio avere una compatta. Col 50/34 e un 28 non avrete problemi…

Se tornate a valle utilizzando la statale, occhio alla discesa. Potete scendere forte, fortissimo…l’asfalto è perfetto ma non fatevi prendere la mano. La strada ha delle strade secondarie che si immettono, è trafficata e le moto che fanno le traiettorie come voi ce ne sono molte… E poi i tornanti, sono sempre molto scivolosi.

Godetevi, con calma, tutta la pedalata…e non vedrete l’ora di ritornarci.

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