John Green nel suo libro “Tutta colpa delle stelle” scrive: “Some tourists think Amsterdam is a city of sin, but in truth it is a city of freedom. And in freedom, most people find sin.” Non vorremmo peccare di presunzione nell’ammettere di esser caduti anche noi nella “libertà” di Amsterdam.
Il merito di questa scoperta è da attribuire quasi interamente al mezzo che abbiamo scelto per conoscere questa città. Cosa, se non la bicicletta, ci avrebbe permesso di andare a scovare i vicoli più nascosti, fotografare gli scorci più belli e più di ogni cosa, uscire dalle zone turistiche per addentrarsi nell’Amsterdam più vera?
Abbiamo voluto, volontariamente, perderci.
Vagare con la possibilità di osservare da una prospettiva diversa, che è poi quel che contraddistingue la visione unica del ciclista da qualsiasi altra. Te ne rendi conto anche pedalando sulle strade attraversate ogni giorno in auto. Se le ripercorri in bici, scopri dettagli mai visti prima. E così è stato anche ad Amsterdam.
Siamo usciti da casa quando la gente si sveglia per andare al lavoro, abbiamo visto le loro case illuminate dalla prima luce del mattino che può entrare libera senza ostacoli di tende o serrande.
Abbiamo seguito le loro abitudini, abbiamo fatto la spesa nei loro mercatini, abbiamo bevuto i loro frullati e abbiamo respirato quella gelida e umida aria che ti accoglie la domenica mattina quando il sole non ne vuole sapere di svegliarsi.
Amsterdam è una città che si sveglia molto tardi la domenica. L’occasione perfetta per percorrere le sue strade nel silenzio, anomalo, di una città iperattiva e piena di turisti durante il giorno.
Noi ciclisti, che facciamo la gara tra chi ha la bici che pesa meno, non potremmo mai capire la fatica della mamma che porta i suoi due figli a scuola nel carretto trainato dalla bici o…della maestra d’asilo che racconta le storie ai suoi alunni seduti nel bici bus.
Just found your card and had a look at your pictures. Nice!!
Greetings from Amsterdam,
Edith